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Intestino e cervello, una relazione a doppio senso

Perché l’evoluzione ci ha dotato di due cervelli?

Pensate che l’intestino contiene milioni di cellule e fibre neuronali che costituiscono un vero e proprio sistema nervoso autonomo. Ha la stessa quantità di cellule nervose del cervello di un gatto e che ci sono più batteri nell’intestino che in tutto il resto del corpo. E’ un ecosistema vero e proprio.

Michel Neunlist, uno studioso Francese, considera l’ intestino il primo cervello, quello più primitivo. La mente si è evoluta in un primo momento per aiutarci a cercare cibo e digerire.

Inizialmente digerire era faticoso. Poi con la scoperta del fuoco, il cibo cotto ha potuto semplificare molto la digestione, facendoci usare meno energia e ha permesso al cervello di svilupparsi.

Costante comunicazione

Pensiero da un lato e digestione dall’altro, in teoria c’è una netta divisione dei compiti. In realtà è più complesso di come sembra. Questi due cervelli sono in costante comunicazione.

Oltre ad assimilare le sostanze nutritive vitali per la nostra salute, l’intestino è in grado di elaborare stimoli esterni e interni ricevuti dal corpo, interagendo con il sistema nervoso centrale.

La comunicazione tra intestino e cervello avviene lungo il nervo vago per mezzo di neurotrasmettitori come la serotonina, che svolge un ruolo fondamentale per la regolazione dell’umore e, pensate, viene prodotta per il 95% dalle cellule che si trovano nella mucosa intestinale! Contribuisce anche a regolare il nostro sistema immunitario.

Questa comunicazione ha il compito di mediare funzioni come la peristalsi e la secrezione, così come il senso di nausea.

Una barriera intestinale sana permetterà uno scambio funzionale, mentre una danneggiata o sofferente non sarà in grado di svolgere le sue funzioni vitali al meglio, con conseguenti processi di malassorbimento e con ripercussioni sulla salute.

Quando la comunicazione va in tilt

Con tutto questo scambio di informazioni, a volte si possono quindi creare fraintendimenti. Per esempio la Sindrome da colon irritabile, che colpisce sempre più persone, ha alla base problemi di comunicazione tra cervello e intestino.

Michael Scheimann, studioso Tedesco, parla di comunicazione difettosa tra mucosa e nervi. Ha osservato che i neuroni dell’intestino delle persone con sindrome, sono molto più attivi di quelli di persone sane.  Il loro sistema nervoso è ipersensibile, come se fosse una nevrosi, ma intestinale, c’è un’ iperattività dei neuroni.

Gli studiosi si sono anche chiesti se alcune malattie, come il Parkinson, possano avere origine nell’intestino. E’ emerso che con una biopsia intestinale si può avere una diagnosi precoce (perché i sintomi digestivi compaiono circa 20 anni prima dei sintomi motori). II ricercatori hanno osservato che lesioni tipiche del Parkinson erano presenti nel tratto intestinale.

Ansia, ansia, ansia

Inoltre, quando ci sentiamo in ansia, spesso abbiamo la sensazione di stretta allo stomaco.

I problemi di colite, gastrite, difficoltà digestive sono spesso collegate a problemi di ansia. Questo perché l’intestino “presta” la propria energia al cervello quando sente che c’è un pericolo, privandosene.

Nel caso dell’ansia però il cervello avverte costantemente una situazione di allarme, così l’intestino finisce per restare confuso e affaticato. E’ importante sottolineare quindi che la relazione tra i due organi è assolutamente biunivoca: lo stato di salute del cervello si riflette anche sull’intestino.

Forte stress, ansia e paura provocano un aumento della motilità e della sensibilità intestinale con conseguenti episodi di stipsi, colite e produzione di acidi, enzimi, ormoni.

Anche diete troppo restrittive alternano l’umore aumentando il livello di stress, con conseguenti ripercussioni sull’ intestino.

Cosa fare?

La medicina cinese cerca da anni di regolare il flusso energetico nel nostro corpo, considerando l’organismo nella sua interezza. Si concentra quindi sulle relazioni tra le diverse parti del corpo.

Il Centro per la Neurobiologia dello Stress di Los Angeles studia da anni questi aspetti. Ha svolto nello specifico ricerche su l’effetto dei probiotici sul cervello di donne, esaminando poi la loro risposta allo stress: Chi aveva assunto probiotici, aveva una rete di regioni cerebrali meno attiva, erano meno reattivi a immagini negative, quindi più “protette”.  

Sicuramente dobbiamo ancora imparare molto riguardo questa complessa relazione tra intestino e cervello, che in passato abbiamo sottovalutato! La cosa importante rimane una: prendetevi cura di voi a 360°.

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